scritto per rivista Desideri Magazine on-line Marzo 2009

 

Trasgressione virtuale e crisi di coppia: tra gioco e realtà
Le parole chiave per capire questo nuovo mondo del virtuale: impulsività, dipendenza, compulsività…

Dott.ssa Giuseppina Barbero, sessuologia

 

Sempre più spesso si presentano dallo psicosessuologo richieste di coppie che vivono una grossa e drammatica crisi perché uno dei due (generalmente il maschio) accede più o meno regolarmente a chat e sistemi di messaggistica on line, luoghi virtuali dove iniziare relazioni “parallele” extraconiugali. Si va dalla situazione in cui l’accesso è occasionale e permane comunque l’attività sessuale con la compagna  che è ancora desiderata, alla situazione  di dipedenza  da questa forma di “passione” e in cui si crea una vera e propria dipendenza.

Ci sono poi  moltissime altre variabili legate alla personalità dei componenti la coppia e alla loro storia di coppia. I siti internet di incontri online e le chat dove è possibile flirtare virtualmente con misteriosi e per questo “affascinanti” sconosciuti sono facilmente accessibili, spesso gratuiti e offrono un’enorme possibilità di scelta. Inoltre, non ci sono tracce così facilmente rintracciabili dai familiari.

E così per molti, tutto inizia quasi per gioco; talvolta resta un gioco. A volte invece si instaurano delle relazioni personali più o meno profonde che possono essere vissute come esperienze extraconiugali, come forme di trasgressione dal rapporto di coppia. E così tornare nei luoghi in cui si coltiva questa forma di trasgressione virtuale, meno impegnativa di una relazione vera, ma altrettanto emozionante, diventa una necessità, una dipendenza: quella dell’appuntamento segreto con l’amante virtuale.

 

Quando c’è un ricorso abituale, compulsivo a volte ossessivo a tale forma di trasgressione occorre chiedersi da che cosa nasce: insicurezze nella relazione interpersonale? Ansie, paure legate alla sessualità? Voglia di emozioni piccanti senza “compromettersi” veramente?

Bisogna anche chiedersi che cosa può produrre, in quanto c’è il rischio che attraverso il ricorso abituale alla trasgressione virtuale  si instauri una visione distorta della sessualità, ma soprattutto, che nasca  una vera e propria dipendenza.

La parola dipendenza ci richiama subito l’uso di droga e quindi la dipendenza da sostanze. In questo caso parliamo di “dipendenza comportamentale” senza uso di sostanze.

Quali sono gli elementi che ci permettono di  parlare di “dipendenza”?

-L’importanza di ciò a cui si ricorre

-La sua incidenza sul tono dell’umore
-La tolleranza e la ricaduta.

Nel caso di un’esperienza sessuale extraconiugale virtuale, il momento dell’eccitazione diventa importante abitudinario ed esclusivo; dà  come risultato un innalzamento (temporaneo) del tono dell’umore, ma determina la necessità  di aumentare quantitativamente la frequenza di tale comportamento per avere uno stesso grado di piacere (tolleranza). Inoltre, anche dopo mesi  o anni di controllo ed evitamento del comportamento, può avvenire la ricaduta.

 La compulsività (sentirsi costretti a mettere in atto un certo comportamento) può essere più o meno presente, ma in questo caso può essere vissuta bene dal soggetto, che non cerca di eliminarla perché il risultato ottenuto è il piacere.

Il caso

Per Simone, quarantenne, sposato, era cominciato quasi per gioco l’accesso a siti di incontri per adulti on-line, ma gradatamente il bisogno di esperienze extraconiugali per ottenere piacere in quel modo era diventato compulsivo. Pensava che sarebbe riuscito a controllarsi e comunque a non farsi scoprire. Invece la moglie se ne era accorta e si era sentita ferita e “tradita”.

Ma se non c’è una donna in carne e ossa, che si incontra e con la quale si hanno rapporti veri e propri si può parlare di tradimento? Di infedeltà? E soprattutto e più facile perdonare un tradimento reale o quello on-line?

Generalmente la donna si sente “violata” in entrambi i casi, svalorizzata e mette in dubbio anche il passato vissuto in coppia: si chiede se poteva accorgersi prima di quello che stava succedendo, se il marito è stato insincero anche su altri aspetti della loro relazione e se conosceva davvero bene l’uomo con il quale sta vivendo.

Non solo, ma la donna sovente si interroga su se stessa e sulla propria sessualità chiedendosi se è proprio vero quello che il marito adduce come giustificazione: “la nostra vita sessuale era così misera  e tu eri così poco disponibile che ho dovuto fare ricorso a queste cose…”.

La soluzione, come sempre è nel dialogo, nell’amore e nella reciproca comprensione. E quando nella  coppia “ci si allontana”, la consulenza sessuale può aiutare davvero: a distinguere tra responsabilità o carenze personali e aspetti relazionali tipici di ogni storia d’amore.